
Il Ministero della Salute ha emesso un Piano nazionale di sorveglianza per prevenire, sorvegliare e controllare il diffondersi della malattia del West Nile con importanti indicazioni per combattere la Zanzara Culex pipens che ne è il vettore principale.
Si riportano alcuni passaggi significativi del documento.
Epidemiologia del WNV in Italia
Complessivamente, dal 2008, sono 14 le Regioni italiane (Emilia-Romagna, Veneto, Lombardia, Sardegna, Sicilia, Friuli-Venezia Giulia, Piemonte, Molise, Toscana, Basilicata, Lazio, Puglia, Calabria, Liguria) in cui è stata rilevata la circolazione del WNV.
Dal 2008 al 2018 sono stati notificati 475 casi umani autoctoni di malattia neuro-invasiva da West Nile (WNND) e 7 casi importati. Nello stesso periodo sono stati segnalati 1.660 casi confermati di infezione negli equidi, di cui 251 con sintomatologia nervosa.
Nel 2018, in Italia ed in altri paesi dell’Europa centro-meridionale, è stato registrato un aumento della circolazione del WNV. In Italia, sono stati segnalati 595 casi umani confermati di infezione da WNV, di questi 238 si sono manifestati nella forma neuro-invasiva con 237 casi autoctoni distribuiti in 6 regioni (Veneto, Emilia- Romagna, Lombardia, Piemonte, Sardegna, Friuli-Venezia Giulia) ed 1 caso importato.
Analogamente a quanto registrato nelle persone, nel corso del 2018, la sorveglianza veterinaria ha rilevato un aumento della circolazione del WNV in zanzare, uccelli e cavalli in 9 regioni italiane (Emilia-Romagna, Veneto, Lombardia, Sardegna, Friuli- Venezia Giulia, Piemonte, Lazio, Basilicata e Puglia).
Epidemiologia del USUV in Italia
Dal 2017 è stata istituita una sorveglianza dei casi di infezione da USUV coordinata alla sorveglianza delle infezioni da WNV. Nel 2017, sono stati notificati 4 casi umani confermati di infezione da USUV, in donatori di sangue di cui solo 1 sintomatico, in 2 Regioni (Lombardia e Lazio).
Nel 2018, nonostante il riscontro di una elevata circolazione di USUV nelle zanzare e negli uccelli, sono stati notificati solo 9 casi di infezione umana da USUV (2 casi nella forma neuro-invasiva, 4 febbri e 3 casi in donatori asintomatici) in 4 regioni: Veneto, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Lazio).
In 4 di questi casi, di cui nessuno neuro-invasivo, è stata confermata una co-infezione USUV-WNV.
Prevenzione
Considerando lo scenario epidemiologico sopra esposto, è importante favorire l’adozione di corrette abitudini di vita della popolazione, la capacità degli individui e della collettività di collaborare alla riduzione dei focolai di sviluppo larvale e la disponibilità e l’utilizzo dei mezzi di protezione individuale contro le punture delle zanzare.
La comunicazione del rischio, la formazione, l’informazione e l’educazione alla salute rivestono quindi un ruolo determinante per ottenere la collaborazione della popolazione. Nell’implementare attività di informazione, si raccomanda di mirarle in particolare ai soggetti a rischio più elevato di sviluppare la malattia neuro invasiva quali gli anziani e gli immunodepressi, valutando a livello locale le strategie di comunicazione più idonee per raggiungere queste categorie.
Gli interventi preventivi di contrasto ai vettori si devono fondare su un approccio integrato (Integrated Mosquito Management) che prevede la ricerca e rimozione dei focolai di sviluppo delle larve, la bonifica ambientale e l’impiego di prodotti larvicidi nei focolai che non possono essere rimossi o bonificati.
I focolai ambientali più comuni possono essere di vario tipo, ad esempio: acquitrini, canalizzazioni a cielo aperto, bacini perenni e per l’approvvigionamento idrico degli orti urbani, risaie, cisterne, depuratori, vasche e fontane ornamentali soprattutto laddove le acque sono ferme e contengono detriti vegetali (che forniscono nutrimento e riparo alle forme larvali), tombini e pozzetti stradali che raccolgono le acque di superficie, grondaie con pendenze non corrette, cantine allagate, ed anche piccole raccolte di acqua temporanee, come ad esempio in barattoli vuoti, sottovasi e contenitori senza coperchio.
Le Autorità competenti, procederanno, in base alle condizioni del territorio, agli interventi di risanamento ambientale, che comprendono, fra l’altro: manutenzione delle aree verdi pubbliche; pulizia delle aree abbandonate; eliminazione dei rifiuti per evitare la presenza di contenitori, anche di piccole dimensioni, contenenti acqua; drenaggio; canalizzazione; asportazione o chiusura di recipienti.
Tali attività saranno affiancate dalla sensibilizzazione della popolazione, anche con interventi porta a porta, per eliminare i siti di riproduzione delle zanzare nelle aree private, come descritto precedentemente.
Sorveglianza della circolazione di WNV e USUV: principi generali
Le procedure operative di intervento e i flussi informativi descritti per l’anno 2019 sono adottati nell’ambito del Piano nazionale integrato di prevenzione, sorveglianza e risposta ai virus WNV e USUV, per individuare il più precocemente possibile la loro circolazione, sia nelle aree dove l’infezione è già apparsa nel passato sia nelle restanti parti del territorio nazionale.
Il piano si avvale della:
- sorveglianza su uccelli stanziali appartenenti a specie bersaglio. Nelle aree a basso rischio (BR), definite successivamente, è possibile, in alternativa attuare la sorveglianza su allevamenti avicoli rurali o all’aperto,
- sorveglianza su esemplari di uccelli selvatici rinvenuti morti,
- sorveglianza entomologica,
- sorveglianza clinica negli equidi,
- sorveglianza dei casi umani.
Su tutto il territorio nazionale è obbligatoria la notifica immediata:
- di tutti i casi sospetti di sintomatologia nervosa negli equidi,
- di tutti gli episodi di mortalità in uccelli selvatici,
- di tutti i casi di malattia neuroinvasiva e/o di infezione recente nelle persone.
La sorveglianza dei casi umani importati e autoctoni, si attua per tutto l’anno su tutto il territorio nazionale (come descritto in dettaglio nel successivo paragrafo 5.1). Si raccomanda di porre attenzione alla diagnosi di infezioni da WNV e da USUV, in particolare nell’ambito della diagnosi differenziale delle encefaliti, meningiti a liquor limpido, poliradicolo-neuriti (simil Guillain-Barré), paralisi flaccide acute e durante il periodo di maggiore attività del vettore (dai primi di maggio a tutto novembre).
La sorveglianza clinica negli equidi si attua per tutto l’anno su tutto il territorio nazionale (come descritto in dettaglio nel successivo paragrafo 5.2). Le modalità di attuazione delle sorveglianze di cui ai precedenti punti 1-3 differiscono invece a seconda della situazione epidemiologica locale. Le aree oggetto del piano sono individuate sulla base delle evidenze epidemiologiche relative al WNV riferite ai 5 anni precedenti, nonché sulla base di informazioni epidemiologiche – ecologiche – ambientali.
A tal fine sono individuate 3 tipologie di aree geografiche distinte.
Aree ad alto rischio (AR) di trasmissione.

Ai fini del presente piano per aree AR s’intende il territorio (Provincia) dove WNV sta circolando o ha circolato in almeno uno dei 5 anni precedenti la pubblicazione della presente circolare e dove, quindi, si sono ripetutamente osservati episodi di infezione, nonché le aree limitrofe o subito a ridosso delle stesse.
In queste aree è prevista:
a. la sorveglianza su uccelli stanziali appartenenti a specie bersaglio,
b. la sorveglianza entomologica,
c. la sorveglianza dei casi di sintomatologia nervosa negli equidi (solo WNV),
d. la sorveglianza su esemplari di uccelli selvatici rinvenuti morti,
e. la sorveglianza dei casi di malattia neuro-invasiva e/o di infezioni recenti umane.
Aree a basso rischio (BR) di trasmissione.

Ai fini del presente piano per area BR s’intende il territorio (Provincia) dove i WNV ha circolato in modo sporadico in passato o non ha mai circolato, ma le cui caratteristiche eco-climatiche sono favorevoli per la circolazione virale. In queste aree si deve attuare:
a. la sorveglianza su uccelli stanziali appartenenti a specie bersaglio o, in alternativa, su allevamenti avicoli rurali o all’aperto,
b. la sorveglianza entomologica
c. la sorveglianza dei casi di sintomatologia nervosa negli equidi (solo WNV)
d. la sorveglianza su esemplari di uccelli selvatici rinvenuti morti e. la sorveglianza dei casi di malattia neuro-invasiva e/o di infezioni recenti umane.
Limitatamente ai casi in cui le attività di sorveglianza sulle specie aviarie così come descritto al punto “a” siano in contrasto con quanto previsto dalle norme di biosicurezza negli allevamenti avicoli in materia di prevenzione dell’introduzione dei virus influenzali nelle popolazioni di volatili domestici, le Regioni/PP.AA. interessate possono definire misure o attività straordinarie preventivamente concordate con la Direzione Generale della sanità animale e dei farmaci veterinari (DGSAF) del Ministero della Salute e il CESME.
Aree a rischio minimo di trasmissione (RM).
Ai fini del presente piano per area RM s’intende il territorio (Provincia) dove WNV non risulta aver mai circolato e in cui, date le caratteristiche eco-climatiche del territorio, la probabilità di una sua circolazione è considerata minima.
In queste aree si deve attuare:
a. la sorveglianza dei casi di sintomatologia nervosa negli equidi (solo WNV),
b. la sorveglianza su esemplari di uccelli selvatici rinvenuti morti,
c. la sorveglianza dei casi di malattia neuro-invasiva e/o di infezioni recenti umane.
Qualora nelle aree RM fossero attivi piani per il controllo di popolazione di specie aviarie recettive ai virus, i capi abbattuti possono fornire indicazioni utili per meglio definire la situazione epidemiologica dell’area.
Le Regioni possono definire misure o attività straordinarie (da inviare preventivamente al Ministero, all’ISS e al CESME per una opportuna valutazione) e finalizzati ad integrare la sorveglianza di cui al presente Piano sulla base delle evidenze che si manifestano nel corso delle attività.
Le Regioni e PP.AA., informando il Ministero della Salute e CESME, possono decidere di ridurre e/o sospendere la sorveglianza entomologica nel momento in cui è accertata la circolazione virale in un’unità geografica di riferimento o in più province contigue di una stessa Regione. Detta possibilità non è attuabile per le trappole entomologiche che risultano in prossimità di altre unità geografiche di riferimento (intra o extra regionali) ancora indenni da circolazione virale.
Specifiche sull’intervento per il controllo del vettore (culex pipiens)
Intervento adulticida contro le zanzare
Tale attività potrà essere eseguita secondo due modalità:
- Intervento spaziale abbattente: tale trattamento, da effettuarsi solo in caso di necessità e con le dovute cautele, ha lo scopo di ridurre rapidamente la densità delle zanzare già infette o che potrebbero infettarsi su uccelli viremici.
- A questo scopo vengono utilizzati prodotti a base di piretroidi di prima generazione sinergizzati o miscele di molecole di prima e seconda generazione (ad esempio fenotrina), veicolate in formulati senza solventi. Tenendo conto che le zanzare in genere non volano molto in alto rispetto al suolo, i prodotti saranno distribuiti con atomizzatore o nebulizzatore puntato verso l’alto con un angolo superiore a 80°, contando poi anche su un effetto di ricaduta. I trattamenti, effettuati con automezzo idoneo che proceda a 5-10 km/h, con particolato a volume basso (goccioline intorno a 50 micron di diametro), dovranno coprire tutta l’area interessata. Per ottimizzare l’efficacia di questi principi attivi che presentano un rapido effetto abbattente, ma non duraturo, se ne consiglia un uso durante le ore notturne, sia per le abitudini crepuscolari e notturne della zanzara, sia per ridurre al minimo l’effetto denaturante della luce solare su tali insetticidi. Qualora necessario, ulteriori trattamenti potranno essere effettuati in base all’andamento del dato epidemiologico.
- Intervento murale di ambienti interni e semi-interni: tale trattamento deve essere condotto solo dopo che l’indagine entomologica accerti la presenza di zanzare all’interno dei locali e con le dovute cautele. Considerando che Cx. pipiens è una zanzara endofila (ovvero che dopo la suzione di sangue digerisce il pasto al coperto), questo intervento ha lo scopo di colpire, in maniera mirata, gli adulti di zanzara che si riparano in certi ambienti durante il giorno. La tipologia dei locali da trattare con insetticidi ad azione residua può risultare molto variabile:
- In ambiente urbano i trattamenti murali ad azione residua possono interessare potenziali siti di riposo della zanzara all’interno dei fabbricati (androni, sottoscala, seminterrati, cantine, lunghi ballatoi, box, locali di servizio vari) e vanno effettuati solamente dopo accurate ispezioni condotte in loco.
- In zona rurale le zanzare possono concentrarsi all’interno di alcuni tipi di fabbricati non abitati, ma accessibili alle zanzare, quali depositi di attrezzi, fienili, garage, pollai, stalle e ricoveri animali in genere. Per questi ultimi, naturalmente, il trattamento murale deve venire effettuato in assenza degli animali stessi.
- Per quanto riguarda le abitazioni, si tratteranno soltanto le pareti dei locali semichiusi (terrazze, verande, porticati). Qualora porte e finestre non fossero schermate da zanzariere se ne dovrà consigliare la rapida installazione.
I trattamenti murali saranno effettuati con piretroidi ad azione residua (di seconda e terza generazione quali permetrina, deltametrina, cipermetrina, ecc.), applicati con pompe a pressione costante, in ragione di 1 litro di soluzione per 10 mq (100 m2 con pompa da 10 litri) in esterni, o in locali disabitati, utilizzando anche atomizzatori portatili. Un solo trattamento è sufficiente per assicurare la completa copertura dell’area interessata per varie settimane, ma in caso di necessità è possibile effettuare un secondo ciclo di trattamenti a distanza di 7- 10 giorni dal primo.
Intervento larvicida contro le zanzare
Per i trattamenti larvicidi è necessario tenere presente che Cx. pipiens, oltre a condividere gli stessi focolai con Ae. albopictus (contenitori di varia natura, tombini e caditoie stradali), si riproduce anche in focolai ipogei (ad esempio vasche di raccolta delle acque di falda freatica situate al di sotto degli edifici, fondamenta o cantine allagate) e, in zona rurale, in focolai di diversa natura, come canali irrigui, risaie, canalette, fossi, stagni, abbeveratoi, pozze temporanee e altri ristagni d’acqua al suolo, anche contenenti forte carica organica.
Nei casi di emergenza sopra descritti, nell’area interessata dalla circolazione virale, il trattamento larvicida deve essere intensificato rispetto agli interventi routinari condotti a calendario, e deve seguire quello adulticida, se ritenuto necessario.
Per il trattamento di fossati e specchi d’acqua, la scelta preferenziale è per i larvicidi biologici a base di batteri sporigeni, estremamente selettivi, quindi efficaci sulle larve di Cx. pipiens, e poco nocivi per l’ambiente:
- i prodotti a base di Bacillus thuringensis var. israeliensis (B.t.i.), hanno una azione rapidissima (poche ore), ma rimangono attivi solo per pochi giorni, richiedendo dunque trattamenti ripetuti;
- i prodotti a base di Bacillus sphaericus (B.s.), presentano una azione più lenta, ma rimangono attivi anche per alcune settimane e per questo motivo potrebbero selezionare ceppi resistenti di Cx. pipiens;
- da alcuni anni sono disponibili sul mercato nuove associazioni tra i due batteri che uniscono i pregi dei due prodotti.
Poiché le acque presenti nelle caditoie dei tombini spesso presentano un forte carico organico, i prodotti a base di batteri sporigeni potrebbero risultare poco efficaci, risultando molto più utili in un secondo momento, nella fase di mantenimento. In tali focolai possono essere impiegati i regolatori della crescita (IGR), quali il piriproxyfen e il methoprene o prodotti analoghi (diflubenzuron).
Questi principi attivi, seppure molto efficaci sulle larve di zanzara, sono considerati poco selettivi e quindi più dannosi per l’ambiente, rispetto ai prodotti a base di bacilli; inoltre presentano un’azione relativamente più lenta ma prolungata nei focolai larvali.
A causa del loro meccanismo d’azione che interferisce con il processo di sviluppo e di muta dell’insetto, la valutazione dell’intervento può risultare più complessa. Al fine di massimizzare l’efficacia del trattamento, potrà utilizzarsi, qualora ritenuto necessario, un misto di IGR e batteri sporigeni.
Anche la scelta del tipo di formulati da impiegare (pastiglie, granulari, emulsioni o sospensioni concentrate) va effettuata in base alle condizioni ambientali e alle necessità operative, seguendo le indicazioni d’uso.
Per il trattamento di focolai di una certa estensione è consigliabile utilizzare formulati dispersibili in acqua (emulsioni o sospensioni concentrate) o granulari (dove fosse necessario penetrare la vegetazione acquatica) piuttosto che tavolette effervescenti o formulati micro-granulari, che sono più adatti a piccoli focolai non rimovibili in un contesto peri-domestico.
Il trattamento dei tombini nei fondi privati può essere effettuato anche dai proprietari stessi dopo il primo sopralluogo dell’autorità sanitaria (sono disponibili blister di tavolette pre- dosate per un uso domestico). In alternativa, è possibile utilizzare film monomolecolari, a base siliconica, perché mostrano una buona efficacia come mezzo fisico di controllo delle larve di zanzara.
È bene ribadire che, in assenza di studi ulteriori, se ne consiglia un uso professionale, in ambiente urbano, rivolto esclusivamente al trattamento dei tombini di raccolta delle acque grigie, confinato ai sistemi fognari muniti di depuratore.
Numero e periodicità dei trattamenti, dipendono dal tipo di principio attivo e dal formulato scelti. Inoltre, sebbene alcuni formulati possano rimanere attivi per oltre 3-4 settimane, i trattamenti larvicidi vanno comunque ripetuti in caso di forti piogge.