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amianto-spagnaDopo la sentenza Eternit italiana, il 10 giugno è iniziato presso il Tribunale del Lavoro di Siviglia il primo processo collettivo degli ex dipendenti dell’azienda Uralita che ha prodotto materiali contenenti amianto in matrice compatta dal 1939 al 1998 nel quartiere di Bellavista.

Secondo la denuncia dell’associazione delle vittime dell’amianto andalusa (AVIDA – Andalucia), le condizioni lavorative non prevedevano sufficienti norme di sicurezza e i lavoratori erano costantemente esposti all’amianto durante le lavorazioni ma il rischio era trasmesso anche alle famiglie perché gli abiti da lavoro venivano lavati in casa e non in fabbrica.

Il processo è stato promosso da 26 ex lavoratori con una richiesta di risarcimento di 2.200.000 euro per le patologie contratte: asbestosi, mesotelioma e placche pleuriche. Analogamente al caso italiano dell’Eternit, la Uralita viene chiamata in causa perché pur essendo consapevole della pericolosità delle lavorazioni dell’amianto, non ha messo in atto nessun intervento formativo per prevenire il rischio.

In Spagna si stima che la maggior parte degli edifici costruiti tra il 1965 e il 1984 sia contaminato da amianto sia nei manufatti in cemento amianto (eternit) e sia nelle strutture (amianto friabile), gli studi stimano che siano ancora presenti ancora circa 3 milioni di tonnellate di amianto da bonificare.

La prima legge in Spagna sulla protezione dei lavoratori sull’amianto è del 1984 e disciplina principalmente le norme correlate alla fabbricazione di prodotti contenenti amianto ma anche altre attività quali le demolizioni e le manutenzioni edilizie.

La prima legge spagnola sul divieto dell’uso e della commercializzazione dell’amianto (amianto Crisotilo o amianto bianco) risale al 2002, mentre l’amianto blu (Crocidolite) e l’amianto bruno (Amosite) erano stati già banditi rispettivamente nel 1984 e 1993.

 

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