Il Bioventing, definito anche Bioventilazione o Bioenhanced Soil Venting, è una tecnologia “In Situ” basata sulla stimolazione naturale della normale attività biologica presente nel terreno con l’immissione di ossigeno attraverso un fluido di aria, è applicato con successo a qualsiasi sostanza organica biodegradabile aerobicamente, in particolare per la bonifica dei siti inquinati dai derivati del petrolio.
Contrariamente a tutti i metodi basati sull’aspirazione e trattamento di vapori dal sottosuolo, come il Soil Vapor Extraction (SVE), lo Stream Stripping e l’Air Sparging, nel Bioventing l’immissione di aria è a bassa portata in quanto serve solo per fornire l’ossigeno necessario per sostenere l’attività microbica. All’interno della zona inquinata i composti tossici vengono allontanati dal flusso d’aria mentre i composti organici vengono biodegradati aerobicamente.
L’aria viene iniettata direttamente attraverso uno o più pozzi collegati con delle pompe a vuoto che garantiscono la circolazione forzata dell’aria nel terreno insaturo contaminato. Vengono applicati anche sistemi di bioventilazione passivi che sfruttano invece lo scambio naturale di aria per il trasporto dell’ossigeno, in cima allo sfiato esterno viene installata una valvola unidirezionale che permette l’entrata dell’aria solo quando la pressione all’interno del terreno contaminato e più alta di quella atmosferica.
I vantaggi di questa tecnica biologica di bonifica dei siti contaminati risiedono essenzialmente nel bassi costi di realizzazione dell’impianto e della gestione, a scapito della durata lunga del risanamento che varia da alcuni mesi a parecchi anni ma è comunque un processo di bonifica in grado di aumentare fino a 40 volte la normale capacità di biodegradazione del suolo.