L’arrivo della primavera comporta per molti individui l’insorgenza di allergie stagionali causate dalla risposta del sistema immunitario verso determinate sostanze, molte persone però non sono a conoscenza delle allergie causate dalle infestazioni di blatte.
A questo proposito pubblichiamo un interessante articolo pubblicato da due esperti del settore: Mario Mazzotti e Guglielmo Pampiglione.
“È un fatto oramai noto che le blatte sono possibili vettori meccanici di agenti infettivi. Il ruolo che rivestono in altre patologie, in modo particolare in malattie respiratorie, è invece conosciuto principalmente solo allo specialista. Il nostro obiettivo è in questa sede quello di analizzare la letteratura medica degli ultimi anni, per evidenziare l’importanza delle blatte quali possibili cause di patologie dell’apparato respiratorio, in modo particolare nell’asma.
Il controllo di queste infestazioni si dimostrerà quindi profilattico nella manifestazione delle stesse patologie.
Blatte quale veicolo di infezioni
La pericolosità delle blatte, quali potenziali meccanismi di trasmissione di patogeni organici, è ben documentata.
Numerosi sono gli studi in laboratorio che dimostrano come questi insetti possano veicolare vari patogeni, quali batteri, virus, funghi, elminti e protozoi. La ricerca degli stessi, in realtà, è molto più complessa e spesso occasionale.
Infatti, mentre per molti altri vettori di infezioni il ruolo di trasmissione all’uomo è diretto e facilmente documentabile (ad esempio per patologie trasmesse da artropodi), nel caso delle blatte il meccanismo di contaminazione è legato alla potenziale trasmissione meccanica del patogeno ai cibi o agli utensili usati per gli stessi.
Ricerche condotte da numerosi autori su blatte raccolte in edifici pubblici o privati (ospedali, ristoranti, bar, case private, prigioni) in diverse realtà del mondo, hanno permesso di isolare diverse specie di batteri; questi erano presenti nel 97% delle blatte esaminate da Oothuman 1989 e nell’ 89% da Alcamo et al. 1980, fra cui Streptococchi, Stafilococchi, B. coli e Clostridi.
Altrettanto numerosi gli studi che relazionano le blatte alla trasmissione di patologie virali.
Di rilievo lo studio di Tarshis del 1962, in cui si segnalò il rapporto tra l’infestazione di blatte in numerosi edifici e la frequenza di epatite endemica negli stessi. Nel primo anno di studio la disinfestazione fu saltuaria e ridotta (soprattutto perché invasiva e nociva, perciò poco accetta dagli occupanti degli edifici stessi) e l’incidenza dell’epatite aumentò; nei successivi due anni, quando si effettuò una disinfestazione più attenta ed accurata, si osservò una diminuzione sia dell’infestazione sia dell’incidenza dei casi di epatite.
Blatte e patologie respiratorie
Esposizione agli allergeni domestici
Il ruolo delle blatte nelle patologie respiratorie quali fonte di allergeni, in particolare nell’asma, ha assunto uno specifico rilievo negli ultimi anni. Tra gli allergeni responsabili della reazione asmatica solamente gli acari della polvere, i pollini, il pelo di gatto hanno maggiore positività ai test cutanei nei soggetti atopici.
A differenza di quanto descritto nel precedente paragrafo, il ruolo delle blatte nelle patologie respiratorie non è di puro vettore meccanico del possibile agente patogeno, ma è un ruolo attivo di allergene respiratorio in grado di scatenare broncospasmo in soggetti con positività ai test cutanei. Ricerche condotte già nel 1986 da Jones e numerosi altri Autori dimostrano la presenza di numerosi antigeni e allergeni estratti dalle blatte. I principali allergeni estratti da Blattella germanica e da Blattella americana sono classificati come Bla gl e Bla g2 e possono essere misurati nella polvere di casa o nell’aria usando anticorpi monoclonali.
Tra l’altro, i geni di questi allergeni sono stati clonati e molti di loro mostrano analogie con proteine conosciute; per esempio, Bla g2 presenta analogie con proteasi aspartica.
Gli allergeni delle blatte derivano sia dalle feci che dalla saliva e/o dal corpo delle stesse.
Gli individui che diventano allergici presentano una risposta di ipersensibilità immediata a questi allergeni, con aumento di IGE e cellule T di fenotipo TH2. È presente una reattività crociata tra gli allergeni di diverse specie di blatte e anche fra allergeni delle stesse e quelli degli acari della polvere. Una recente ricerca italiana (riferisce di uno studio condotto su 1.299 bambini che presentavano rinite o asma, in cinque centri sparsi sulla penisola.
I test cutanei dimostravano una positività alle blatte nel 13% dei casi; di questi, il 70% era positivo anche all’acaro della polvere. Tramite inibizione Rast è stata dimostrata una reattività crociata tra i due allergeni. In ogni caso si concludeva, pur considerando il problema della reattività crociata, con l’importanza di inserire l’allergene delle blatte negli standard di reattività cutanea.
Questi allergeni (polvere, blatte, ecc.) sono presenti nell’aria solo se c’è ventilazione o durante attività di pulizia e non sempre il soggetto relaziona l’esposizione all’attacco acuto.
L’esposizione cronica agli allergeni domestici può assumere un ruolo di rilievo più come causa di iperreattività bronchiale che di stimolo per l’attacco acuto sia per le quantità, generalmente non eccessive, sia per le dimensioni delle particelle stesse (inferiori o uguali a 10 micron) che ne limitano l’assorbimento.
Esposizione alle blatte
La risposta allergica alle blatte è condizionata quindi da numerosi fattori:
- primo fra tutti è la predisposizione genetica a sviluppare allergie;
- il tipo di blatte cui il soggetto è esposto;
- l’entità dell’infestazione;
- la durata della stessa;
- la presenza di ventilazione che permetta la volatilità degli allergeni.
Sono numerosi gli studi, effettuati soprattutto su bambini, che correlano la positività agli allergeni delle blatte
all’ambiente domestico e alla ripetuta esposizione con alte quantità di allergene. La presenza degli allergeni delle blatte, in modo particolare l’allergene Bla g2, è più frequente nelle aree di stoccaggio e lavorazione del cibo (cucine, depositi); può comunque verificarsi anche in altri locali.
Uno studio di Sarpong et al., effettuato in un dormitorio urbano infestato da Blattella germanica, misurava una concentrazione di Bla g2 nella polvere raccolta in 18 camere da letto e 5 cucine di 5.2 U/g, due settimane prima della disinfestazione. La concentrazione diminuiva a 0.95 U/g due settimane dopo la stessa.
L’Autore concludeva sottolineando l’importanza di un eventuale studio per verificare ogni quanto fosse necessaria la disinfestazione per mantenere bassi i livelli dell’allergene saggiato.
La sensibilizzazione è molto più frequente nelle aree urbane rispetto alle suburbane; all’interno delle aree urbane, è più diffusa nelle zone più povere o dove vi sono numerosi edifici disposti in blocchi.
La maggiore incidenza degli ultimi anni sembrerebbe dovuta, fra l’altro, alla maggiore quantità di tempo che i bambini passano in casa, in relazione alle mutate abitudini di vita, che porta a un contatto ripetuto e prolungato con gli allergeni. Inoltre, se la ventilazione delle abitazioni è diminuita, si assiste ad un considerevole aumento dell’umidità e della concentrazione di allergeni domestici.
Si può concludere che i bambini che si sensibilizzano agli allergeni domestici hanno una maggior possibilità di sviluppare asma e che l’esposizione continuata contribuisce ad una aumentata incidenza della patologia. Conseguentemente, testare la sensibilizzazione ai principali allergeni domestici perenni (polveri, pelo di gatto, blatte, muffe) e le misure per ridurre l’esposizione agli stessi, diventano parte integrante del controllo della patologia.
Conclusioni
Gli allergeni domestici perenni assumono quindi un ruolo di rilievo fra gli agenti capaci di indurre iperreattività bronchiale e asma. La loro completa eradicazione non è possibile. Le misure che determinano una riduzione delle concentrazioni di questi allergeni diventano pertanto misure di profilassi. Il controllo delle infestazioni da blatte deve essere considerato parte integrante della gestione del paziente asmatico.
Occorrono, quindi, la riduzione delle possibili fonti di infestazione, una corretta gestione del trattamento e dello stoccaggio dei cibi, una pulizia di routine ed un uso corretto di insetticidi. Ricordiamo che le proteine delle blatte diventano volatili solamente quando la stanza è ventilata e sono associate a particelle inferiori a 5 micron; di conseguenza, è sicuramente più opportuna la disinfestazione tramite esche insetticide alimentari.
Questa tecnica permette di evitare che si aggiunga una esposizione ad agenti inalanti potenzialmente irritanti per un asmatico all’azione degli allergeni derivati dalle blatte; non determina la volatilizzazione degli allergeni stessi, possibile con i metodi tradizionali, ed inoltre rende meno “traumatico” il rapporto dell’utente con la disinfestazione.”